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‘Ndrangheta, false perizie psichiatriche per le cosche: primario arrestato

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Da amico dei Lampada e dei Valle a relatore antimafia in un convegno organizzato dal “Museo della ‘ndrangheta” a Reggio Calabria. Da stamattina è in carcere il medico Gabriele Quattrone, primario del Policlinico della Madonna della Consolazione, con l’accusa di aver falsificato alcune perizie psichiatriche, disposte dal Tribunale di Catanzaro, sul boss Antonio Forestefano certificando la sua incompatibilità con il regime carcerario. Un favore per il quale lo specialista di igiene mentale sarebbe stato pagato 5mila euro dalla cosca di Cassano dello Jonio. L’operazione è stata condotta dai Carabinieri del Ros di Cosenza. 

Può capitare che mafia e antimafia incrocino i loro destini. A volte consapevolmente, altre in maniera del tutto casuale. Il risultato non cambia: la distanza tra i due mondi può ridursi grazie a soggetti come il medico Quattrone oggi arrestato nell’operazione “Villa verde” per i suoi rapporti con le cosche, ma ieri relatore in un convegno in cui è intervenuto sulla “comunicazione mafiosa all’interno della famiglia”. Un tema delicatissimo affrontato dal professionista davanti a magistrati e forze dell’ordine. Gli stessi inquirenti che, pochi mesi più tardi, ritroveranno il nome del primario del Policlinico nelle carte dell’inchiesta “Infinito 2” della Direzione distrettuale di Milano. La stessa inchiesta in cui, nel novembre scorso, sono stati arrestati alcuni esponenti delle famiglie Lampada e Valle, l’avvocato Vincenzo Minasi, il presidente della Corte d’Assise di Reggio Vincenzo Giglio e l’ex consigliere regionale della Calabria Franco Morelli (Pdl).

Oltre a garantirgli alcuni soggiorni all’ormai famoso hotel Brun del capoluogo lombardo, proprio l’amicizia del politico del Pdl, sarebbe stata funzionale per Gabriele Quattrone in chiave familiare. Il figlio del medico, Diego, infatti, avrebbe ottenuto un posto di lavoro di tutto rispetto. Nell’inchiesta “Infinito 2”, gli inquirenti avevano registrato un pranzo organizzato in Aspromonte da Giulio Lampada, nella casa di campagna di un suo zio. Un raduno “mirato a festeggiare – scrivono i magistrati – il successo dell’operazione condotta dal politico Morelli Francesco, che aveva collocato Quattrone Diego, figlio del neurologo reggino Quattrone Gabriele, in un incarico di studio presso la Commissione Europea di Bruxelles”. “Ringrazio voi e il padrino Giulio perché non avrei mai pensato nella mia vita di poter fare questo” erano state le parole pronunciate da Diego Quattrone a tavola. A quella festa erano tutti amici di famiglia. I rapporti tra il medico e i soggetti ritenuti vicini alla ‘ndrangheta sono certificati dalle pesantissime considerazioni del gip di Milano Giuseppe Gennari nell’ordinanza di arresto dei Lampada .

Il dottore Gabriele Quattrone, infatti, veniva descritto dal giudice per le indagini preliminari come un soggetto inserito in “quella borghesia reggina, fatta dei Giglio, dei Giusti (dal quale il medico riceve incarichi), dei Morelli”. Lo stesso gip Gennari aveva avuto, “per la prima volta, cognizione dell’esistenza del neurologo Quattrone – ricorda il magistrato – quando veniva presentata (nel novembre del 2010) una istanza di scarcerazione per Valle Maria, all’epoca sottoposta a misura cautelare nel procedimento Valle. In quel contesto il sottoscritto – respingendo l’istanza fondata, su asserite patologie psichiatriche di cui avrebbe sofferto la giovane Valle – aveva evidenziato la singolarità della consulenza di parte redatta da Quattrone, la quale, dietro toni apparentemente ineluttabili, appariva del tutto inconsistente dal punto di vista scientifico. Ebbene, leggendo la informativa della Questura reggina, fa piacere apprendere che quello che sembrava solo un sospetto era una fondatissima constatazione”. “Si è avuto modo di constatare – è scritto sempre nell’ordinanza – il particolare impegno personale messo in atto dall’avvocato Minasi (legale della famiglia) e dai coniugi Lampada-Valle, per pianificare una serie di consulenze mediche in favore di Valle Maria al fine di farle ottenere, in maniera fraudolenta, la concessione degli arresti domiciliari”.Un gioco da ragazzi per Gabriele Quattrone come lui stesso ha affermato in una conversazione intrattenuta con l’avvocato Minasi: “Adesso io tra sabato e domenica vedo di impostare bene la perizia della fanciulla tra un’intervista a Elle e un’intervista per l’Herald tribune di New York”. 

Nell’ambito dell’operazione, oltre a Quattrone, sono state arrestati anche Caterina Rizzo, di 43 anni, moglie di Antonio Forastefano, e  Patrizia Sibarelli (30), moglie di Pasquale Forastefano, Massimiliano Cardamone (37), medico legale, Franco Antonio Ruffolo (58), psicologo in servizio nella clinica Villa Verde di Donnici Inferiore, e Luigi Arturo Ambrosio (75)  ai domiciliari, direttore sanitario della stessa clinica privata. Per gli inquirenti Quattrone, incaricato dalla Corte di Appello di Catanzaro di verificare le condizioni di Forastefano, era stata pagato da Caterina Rizzo tramite Ambrosio, consulente della difesa, per redigere un elaborato favorevole all’imputato. In un’altra circostanza, Ambrosio e Ruffolo, consulenti della difesa di Antonio Forastefano, avrebbero attestato falsamente che l’imputato era affetto da patologie psichiatriche tali da renderlo incompatibile con il carcere. Negli atti d’accusa c’è poi un tentativo di corruzione posto in essere da Patrizia Sibarelli, che ha offerto una somma di denaro, non accettata, al perito incaricato di verificare le condizioni di salute del marito.

 

 

tovato su: Il Fatto Quotidiano

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